SERRADIFALCO. SERGIO MILAZZO SPIEGA IL PERCHÉ DELLA SUA RINUNCIA A CONCORRERE ALLA CARICA DI SINDACO. IN UN “POST” SUL SUO PROFILO FACEBOOK. PUBBLICHIAMO IL TESTO INTEGRALE
Scritto da Alberto Barcellona on 9 Settembre 2020
SERRADIFALCO. SERGIO MILAZZO SPIEGA IL PERCHÉ DELLA SUA RINUNCIA A CONCORRERE ALLA CARICA DI SINDACO. IN UN “POST” SUL SUO PROFILO FACEBOOK. PUBBLICHIAMO IL TESTO INTEGRALE
Serradifalco. “Il perché della mia rinuncia”. In un “post” così intitolato, pubblicato sul suo profilo Facebook, Sergio Milazzo spiega i motivi per i quali ha deciso di non candidarsi alla carica di sindaco di Serradifalco, nonostante lo scorso mese di marzo avesse accettato l’invito lui rivolto dall’ex deputato regionale Michele Ricotta a partecipare alle elezioni, all’epoca fissate per il successivo mese di giugno. Di seguito il testo integrale.
“Vi scrivo per scusarmi se, nonostante le sollecitazioni di tanti serradifalchesi, faccio un passo indietro per le imminenti elezioni amministrative.
Io credo nella Politica, arte nobile e difficile, la forma più elevata di carità, dopo la preghiera.
Continuo ad avere la stessa passione che avevo quando anni fa diversi esponenti politici pensavano che sarebbe stato utile essere presente nelle Istituzioni, per farmi “voce di chi non ha voce”, per occuparmi oltre che dei bisogni immediati anche delle cause dei bisogni, per occuparmi attivamente dei problemi amministrativi che attanagliano la nostra Serradifalco.
Gli amici, tra i quali l’Onorevole Michele Ricotta, scelsero me ed io, dopo notti insonni, accettai con l’entusiasmo di un innamorato.
Ma adesso credo che sia giusto fermarsi qui.
La bravura di un politico non si valuta solo in funzione che chi la fa sia una brava persona. Il politico è bravo se riesce a governare bene il territorio e, ricordando Benedetto Croce, “Il politico onesto è il politico efficiente”. Per poter governare occorre che si verifichi almeno una di queste due possibilità: o appartieni al sistema, che spesso significa rinunciare alla libertà di pensare con la tua testa, oppure hai un grandissimo consenso popolare.
Come sapete, io non riesco a ragionare per appartenenza. Per me non esiste chi ha ragione per definizione. La verità è figlia del dialogo, dell’incontro, del confronto, della mediazione e della ricerca di sintesi. Io non riesco ad appartenere ad un partito, che è una cosa nobile, figuratevi se posso appartenere a questo o a quel leader politico, come suole in questo momento storico.
Come ugualmente sapete, io ho la stima di una nicchia (più o meno numerosa) di persone, che provano ad abbinare la dimensione valoriale alla prassi: persone dal grande contenuto etico, dal grande senso di responsabilità e dal desiderio di costruire bene comune. Io non ho voti popolari.
Le persone spesso sono più attente alle loro aspettative personali che al bene comune e apprezzano la politica che parla “alla pancia”. La politica di questi tempi è così: è intrisa di slogan e di ricerca permanente di consensi. Sembra indifferente alla dimensione valoriale di partenza (l’identità culturale) e alla visione prospettica (il futuro da realizzare). Tutto si consuma nel breve termine e gli eventi tolgono il posto al progetto, l’enunciazione alla responsabilità.
Stiamo perdendo di vista il senso di comunità. Il bene comune non ci interessa più, perché non ci sentiamo comunità. Ciascuno di noi è teso verso le proprie esigenze personali. Siamo un popolo senza memoria e senza identità.
In questo contesto, in questo momento, non ha senso la mia candidatura. Per far crescere il livello qualitativo della politica, bisogna far crescere il livello qualitativo della comunità elettrice: degli uomini e delle donne che vanno a votare. Non posso prevedere il futuro e non so se questa è per me la parola fine ad eventuali candidature.
A prescindere dalla mia discesa in campo, mi corre l’obbligo ringraziare quanti in questo momento, bene o male, si stanno cimentando per concorrere alla candidatura di sindaco e consiglio comunale, mentre il discredito più assoluto va a quanti, pur avendo potenzialità amministrative, non ci mettono la faccia e stanno chiusi e muti nei loro più profondi egoismi.
La politica è dialogo, siate costruttori e non distruttori.
Abbiate a cuore le sorti di questo martoriato paese”!