Tutti pazzi per la musica vintage nell’era digitale
Scritto da Alberto Barcellona on 24 Gennaio 2022
Tutti pazzi per la musica vintage nell’era digitale. Ultimo esempio in ordine di tempo, le classifiche di Natale: il caso più eclatante è All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey, evergreen da oltre 25 anni, ma in generale i brani di repertorio hanno occupato stabilmente le chart durante le festività. E se nel 2011 non c’era traccia in classifica di brani natalizi, nel 2020, nell’era dello streaming, queste canzoni sono arrivate ad occupare metà della top ten italiana, così come in Usa e Uk, per raggiungere il 60% nel 2021. A intercettare questa tendenza è la Fimi: il catalogo – cioè i brani con almeno 18 mesi di vita – torna a dominare il mercato nell’era digitale, salendo nel 2021 al 74% del consumo di album. Per fare qualche esempio, negli ultimi cinque anni, in Italia, l’album in vinile più venduto è The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Hotel California degli Eagles è da tre anni, cioè 156 settimane, nella classifica di Billboard degli album più venduti negli Usa ed è il terzo Lp più venduto di tutti i tempi con 26 milioni di copie. Nel prospetto di quotazione alla borsa di Amsterdam, la Universal Music – fa notare ancora la Fimi – ha messo nero su bianco che i ricavi generati dal catalogo, ovvero dischi con più di 18 mesi dalla pubblicazione, superano il 50%. E negli Stati Uniti le vendite di catalogo nel 2021 sono cresciute del 24%. La tendenza nostalgica è iniziata con la pandemia: durante il lockdown gli appassionati di musica si sono spostati in massa verso brani legati al passato, anche grazie a playlist, TikTok e altri canali di discovery. E così brani anni ’80 e ’90 sono diventati popolari anche nella generazione Z: nella ricerca Engaging with Music di Ifpi (International Federation of the Phonographic Industry), i dati italiani mostrano che questi brani musicali sono ascoltati dal 28% e 23% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni. Un 15% di questi addirittura ascolta musica degli anni ’70. Le occasioni per riscoprire la musica del passato sono cresciute notevolmente con i social media e lo streaming. Una vecchia hit come Beggin, rilanciata dai Måneskin a livello globale, oltre ad essere la seconda canzone più ascoltata sul Tik Tok, con 10,4 milioni di video sincronizzati, ha fatto crescere gli ascolti anche del brano originale, scritto da Frank Valli nel 1967, e perfino della cover del 2007 dei Madcon. Successi evergreen sono tornati in classifica anche grazie a colonne sonore di film e serie tv. E le case discografiche stanno creando divisioni specializzate proprio per sviluppare il catalogo in varie forme: per il trentennale di Nevermind dei Nirvana, quest’anno, sono previste edizioni speciali in vinile, con materiale di archivio, dischi in vinile live, tirature limitate con audio rimasterizzato in alta risoluzione 192kHz 24-bit a partire dai nastri analogici stereo originali. Gli effetti di questo boom si sono fatti sentire anche a Wall Street: aziende di private equity hanno versato miliardi di dollari nell’acquistare cataloghi di canzoni e/o registrazioni master da hitmaker sia classici che attuali. Bruce Springsteen ha ceduto a Sony Music il proprio catalogo (un massimo storico stimato di 500 milioni di dollari), Bob Dylan a Universal Publishing (per una stima di 300 milioni di dollari), Neil Young a Hipgnosis (per 150 milioni di dollari dichiarati), Stevie Nicks a Primary Wave (100 milioni di dollari) e gli eredi di David Bowie a Warner Music (anche qui per circa 500 milioni di dollari). La crescita del catalogo riflette anche, più in generale, un consumo digitale di brani che non sono solo nelle hit. In Italia, in particolare, è cresciuto il numero di artisti che raggiungono soglie di vendita più elevate. Nel 2021 – sempre secondo Fimi – nel nostro Paese 479 album hanno superato la soglia di 10 milioni di streaming, per un totale di 302 artisti. Dieci anni prima, nel 2011, solo 134 album per 105 artisti avevano superato l’equivalente soglia delle 10.000 copie vendute (fisico + download). Inoltre, complice sempre il digitale, è scesa l’età media degli artisti in top ten: dal 2012 è calata del 38%, passando da oltre 40 anni a poco più di 26 anni.