Casa per anziani “lager” a Serradifalco, chi patteggia e chi va sotto processo  

Scritto da on 9 Aprile 2022

Serradifalco – Chi patteggia, chi sceglie l’abbreviato e chi, invece, preferisce la vai del rito ordinario. Così s’è scissa, dal punto di vista processuale, l’inchiesta sulla sospetta casa per anziani lager di Serradifalco. Indagine che l’estate dello scorso anno ha fatto scattare tre arresti, di cui uno in carcere, e un paio di misure interdittive a tempo.

A scegliere di patteggiare è stato il venticinquenne di Serradifalco, Giuseppe Milazzo (assistito dall’avvocato Giuseppe Dacquì), accusato di colpa omissiva, perché – secondo i magistrati – avrebbe saputo e assistito ai presunti maltrattamenti ma non li ha denunciati. E, raggiungendo l’intesa con la procura, ha patteggiato la pena a un anno e undici mesi.

Rito abbreviato, invece, per vanno la cinquantunenne di Serradifalco Rosa Anna Milazzo  e il cinquantacinquenne gelese Vincenzo Biundo, operatori delle case alloggio in questione. Quest’ultimo è stato il solo a finire in carcere perché accusato anche di violenza sessuale nei confronti di una donna settantenne ospitata nella stessa struttura.

Sono stati rinviati a giudizio, invece, i cinquantenni gelesi Rocco Giovanni Scordio e la moglie Giuseppina Scimè, lui amministratore di fatto della cooperativa sociale “Azzurra” che gestisce le comunità alloggio  «Francesco Lio» e «Giovanni Iacono» , che accoglievano anziani con disabilità psichiche, mentre lei è responsabile legale della tessa coop.

Gli imputai,  al di là della  violenza sessuale contesta soltanto a Biundo, sono tirati in ballo, a vario titolo, per maltrattamenti, abbandono di incapaci ed esercizio abusivo della professione di infermiere.

Un solo ospite di quelle strutture – assistito dall’avvocato Ivan Angelo Bellanti – ha chiesto di potersi costituire in entrambi i filoni come parte civile.


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