Il buco nell’ozono si sta chiudendo, e sta modificando l’atmosfera

Scritto da on 7 Aprile 2020

Il buco nell’ozono si sta chiudendo, e sta modificando l’atmosfera

 

Lo strato di ozono atmosferico si sta riducendo, in seguito alla messa in atto degli accordi siglati a Montreal nel 1987. il fenomeno sta provocando delle modifiche nella circolazione atmosferica, e di conseguenza anche nei venti

Il buco dell’ozono sui cieli dell’Antartide si sta chiudendo. E anche se non è ancora del tutto ‘guarito’ – serviranno ancora diversi decenni, se le cose non cambiano – è certamente una buona notizia, dal momento che l’ozono scherma la superficie del nostro Pianeta dalle radiazioni ultraviolette che arrivano dal Sole e dallo spazio. E si stanno registrando le prime conseguenze del fenomeno: stando a un’équipe di scienziati del Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences alla University of Colorado, negli Stati Uniti, e di altri istituti di ricerca, infatti, la progressiva chiusura del buco dell’ozono sta cambiando significativamente la circolazione atmosferica, in particolare nell’emisfero australe.

La chiusura del buco nell’ozono si deve alla messa in atto degli accordi siglati a Montreal nel 1987, che ridussero significativamente produzione ed emissione dei famigerati clorofluorocarburi, sostanze che “rompono” le molecole di ozono assottigliando così il nostro schermo atmosferico.

Nello studio appena pubblicato su NatureAntara Banerjee e colleghi hanno cercato di capire se e come l’inspessimento dello strato di ozono influenzasse i venti atmosferici. Per farlo, sono tornati allo scenario precedente all’anno 2000, quando una ‘cintura’ di correnti d’aria, la cosiddetta corrente a getto di media latitudine, si è gradualmente spostata verso il Polo Sud. Nello stesso periodo, un altro flusso tropicale, la cella di Hadley, è diventato sempre più forte e spesso.

Gli autori dello studio hanno notato che entrambi i fenomeni si sono arrestati – e poi lentamente invertiti – propri a partire dall’anno 2000: un cambiamento, dicono, che non si può spiegare con fluttuazioni statistiche del clima, ma che è un effetto diretto proprio della chiusura del buco dell’ozono. Queste alterazioni, a loro volta, provocano cambiamenti nella temperatura atmosferica e nella quantità di precipitazioni, e quindi anche nella temperatura e nella salinità degli oceani.

“È come se avessimo svoltato l’angolo”, commenta al New ScientistMartyn Chipperfield, un esperto della University of Leeds non coinvolto nello studio. “Avevamo già altri segni del fatto che lo strato di ozono stesse lentamente recuperando: questo studio rappresenta il passo successivo, quando si iniziano a vedere gli effetti di questo recupero sul clima”.

La questione è piuttosto importante, dal momento che per comprendere – e contrastare – i cambiamenti climatici in atto è fondamentale discernere quali di essi dipendono dalle emissioni di anidride carbonica, ancora in aumento, e quali invece sono legati al recupero dello strato di ozono, che si suppone continuerà gradualmente ancora per diversi anni. Relativamente a questo punto, lo studio evidenzia anche che l’inspessimento dello strato di ozono avviene a velocità diverse: gli autori hanno calcolato che alle medie latitudini dell’emisfero boreale si tornerà ai livelli del 1980 entro il 2030; per avere lo stesso effetto alle stesse latitudini dell’emisfero australe bisognerà invece aspettare il 2050. In ultimo si chiuderà anche il buco sull’Antartide, ma non prima del 2060. Sempre che nel frattempo continuiamo a comportarci bene.
Fonte: LaRepubblica


ISCRIVITI AL NORTRO CANALE YOUTUBE PER ESSERE SEMPRE AGGIORNATO CLICCA QUI

 

 

 

Leggi anche:
SEGUI QUESTO LINK:

Coronavirus in Italia Mappa interattiva aggiornata dei contagi dei decessi e dei ricoveri per regione e provincia

 

 

 


Radio RCS Sicilia

La radio oltre confine

Current track
TITLE
ARTIST

Background