SPACCIO DI STUPEFACENTI A MESSINA. GLI ORDINI SU WHATSAPP. LA COCAINA CHIAMATA “BIANCA”.
Scritto da Alberto Barcellona on 16 Aprile 2020
SPACCIO DI STUPEFACENTI A MESSINA. GLI ORDINI SU WHATSAPP. LA COCAINA CHIAMATA “BIANCA”.
Capo d’Orlando. I loro clienti, per approvvigionarsi della droga, li avrebbero contattati utilizzando principalmente le applicazioni di messaggistica “WhatsApp” e “Messanger”. Arrestati questa mattina, dai Carabinieri della Compagnia di Sant’Agata Militello e della Stazione di Capo d’Orlando, tre uomini già gravemente indiziati di illecita detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari era stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari, presso il Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Patti, che ha diretto le indagini. La misura cautelare è stata applicata a un trentunenne (F. C. S. le sue iniziali” a un ventisettenne (F. C.) – entrambi già noti alle forze dell’ordine e domiciliati a Capo d’Orlando – e a un trentaseienne. A quest’ultimo il provvedimento cautelare è stato notificato nel carcere di Siracusa, dov’è detenuto per altra causa.
L’indagine erano state avviate nel novembre del 2015 dal Nucleo operativo della Compagnia di Sant’Agata di Militello e dalla Stazione Carabinieri di Capo d’Orlando. Gli esiti hanno oggi permesso di raccogliere gravi indizi di reato a carico dei tre arrestati nello smercio di sostanze stupefacenti di vario tipo. Sono state infatti ricostruite cessioni di cocaina, eroina, hashish e marijuana.
L’indagine ha permesso di accertare che i tre indagati si approvvigionavano delle sostanze stupefacenti nelle piazze di spaccio di Palermo per poi rivenderle nell’hinterland nebroideo e nei paesi dell’estrema fascia costiera tirrenica.
I clienti, per approvvigionarsi dello stupefacente, contattavano i tre arrestati utilizzando principalmente le applicazioni di messaggistica “WhatsApp” e “Messanger”. Le richieste di stupefacente venivano camuffate, ancorché in maniera grossolana, utilizzando un linguaggio criptico che però non lasciava dubbi sulla sottointesa richiesta di stupefacente. I “clienti” infatti talvolta richiedevano agli spacciatori lo stupefacente camuffando la richiesta parlando dell’acquisto di parti di veicoli, sebbene nessuno degli indagati avesse mai lavorato in tale settore. In altri casi, riferendosi alla cocaina o all’eroina, nei dialoghi si faceva riferimento a “fazzolettini bianchi” o “magliette bianche” ovvero si indicava una ragazza dal nome “Bianca” in realtà inesistente. Dopo le ordinazioni la consegna dello stupefacente avveniva nei pressi delle abitazioni dei “pusher” o nelle piazze di Capo d’Orlando e Sant’Agata di Militello oppure veniva recapitata direttamente presso il domicilio del cliente.
Nel corso delle investigazioni sono state ricostruite oltre 30 cessioni di stupefacente ed attraverso i servizi di osservazione, controllo e pedinamento svolti dai carabinieri sono stati effettuati 7 arresti in flagranza di reato e sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 300 grammi di hashish e varie dosi di cocaina ed eroina.
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