Verde, giallo o rosso: il codice sull’app che in Cina decide la libertà dei cittadini

Scritto da on 2 Maggio 2020

Verde, giallo o rosso: il codice sull’app che in Cina decide la libertà dei cittadini

La sorveglianza di massa ai tempi del coronavirus passa da Alipay Health Code, un programma diffuso ad Hangzhou e nella provincia dello Zhejiang che valuta il rischio delle persone attingendo da ogni fonte possibile e le sorveglia comunicando alla polizia i movimenti

COME in diversi altri casi del passato, l’emergenza da Covid-19 sta diventando in Cina una ghiotta occasione per stringere la presa sul già asfissiante controllo personale dei cittadini. Lo racconta un lungo articolo del New York Times in cui viene illustrato il funzionamento di un’applicazione, battezzata Alipay Health Code, che da settimane e in certe zone sta marchiando in modo molto profondo la vita delle persone. L’applicazione, realizzata da una controllata del colosso dell’e-commerce Alibaba, genera infatti per ogni utente iscritto un codice QR di un colore diverso: verde, giallo o rosso. Nel primo caso si può circolare pressoché liberamente, pur sempre scansionando il codice all’ingresso di luoghi come condomini, uffici o centri commerciali. Nel secondo e terzo l’accesso o gli spostamenti non sono consentiti e, anzi, occorre rimanere in quarantena preventiva di sette o 14 giorni. Il punto è che nessuno sa esattamente come funzioni quel sistema, da dove prenda i dati, su che basi attribuisca un colore diverso a ogni utente (visto che in moltissimi casi si tratta di persone non infette dal coronavirus) e muoversi senza è diventato molto difficile.

Un “esperimento di massa per regolamentare le vite dei cittadini”, lo chiama il quotidiano della Grande Mela, che ha anche effettuato un’analisi del codice dell’app dal quale ritiene di aver individuato un possibile legame con la polizia. Ma soprattutto, un’operazione che rischia di “individuare nuove forme di controllo sociale automatizzato che potranno resistere anche a lungo alla fine dell’epidemia”. Alipay Health Code, ma c’è anche un’applicazione simile sviluppata da un altro gigante hi-tech, la Tencent di WeChat, è stata introdotta dal governo locale di Hangzhou, una metropoli da oltre 10 milioni di abitanti dell’Est del paese, col supporto della Ant Financial, appunto una società legata ad Alibaba.

Ci si iscrive con gli estremi del proprio borsellino digitale Alipay e automaticamente ci si vede assegnare un codice colorato, verde, giallo o rosso, che indicherebbe il proprio stato di salute o, quanto meno, di rischio. Il sistema, lanciato l’11 febbraio, è già usato in 200 città e tre province (Zhejiang, Sichuan e Hainan) per un totale di 180 milioni di persone e secondo Ant sarà lanciato anche su scala nazionale. Intanto anche la municipalità di Pechino ha annunciato l’implementazione di quel meccanismo. La questione è che nessuno ha spiegato nel dettaglio i criteri di questa classificazione, imponendo a milioni di persone di mettersi in isolamento senza saperne le ragioni. Senza contare che, come fa notare il NY Times, “la condivisione di dati personali con le autorità erode ulteriormente la già sottile linea che separa i titani del tech cinesi dal governo comunista”. Già, perché l’analisi della testata ha scoperto nel momento in cui l’utente concede l’accesso ai dati personali una porzione di codice nominata “reportInfoAndLocationToPolice” invia il nome della città, la geolocalizzazione e un codice identificativo univoco a un server. Tutto questo senza illustrarlo in nessun modo. Eppure le forze dell’ordine sarebbero state dei partner essenziali per la realizzazione del sistema, lo ha spiegato anche l’agenzia di stampa statale Xinhua. Più o meno è come se le Asl italiane utilizzassero i nostri account Amazon o Facebook per tracciare il coronavirus e condividessero, senza alcuna informazione preventiva, le informazioni su tutti i nostri spostamenti con i carabinieri.

Se per i papaveri locali del partito come Zhou Jiangyong, segretario ad Hangzhou, l’applicazione rappresenta “un’importante pratica nel management digitale della città” e che il sistema dovrebbe ulteriormente espandersi, ci sono ovviamente dei precedenti piuttosto inquietanti. Piattaforme simili, che hanno prodotto i loro effetti anche dopo la fine di un certo evento per cui erano state pensate, sono state utilizzate in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008 e dell’expo a Shanghai di due anni dopo. Ma il coronavirus alzerà di molto la soglia del controllo di Stato: “Sarà una delle pietre miliari nella storia della sorveglianza di massa in Cina” ha spiegato Maya Wang, ricercatrice cinese di Human Rights Watch. Secondo Leiming Chen, capo dello staff legale di Ant Financial, invece, oltre a richiedere a tutti gli sviluppatori terzi che hanno lavorato all’app di aderire alle proprie policy sulla privacy in fondo “la collaborazione fra settori pubblico e privato nel controllo delle epidemie a una pratica comune globale”.

D’altronde la Cina ha rapidamente reagito ai primi momenti di imbarazzo rispetto al suo usuale regime di controllo, per esempio nei confronti delle mascherine che ingannavano i sistemi di riconoscimento facciale o all’inefficacia delle proprie “blacklist”, che si limitavano a dissidenti e criminali, nel contenimento della diffusione virale. Così il coronavirus è stato l’occasione per monitorare ogni movimento in modo ancora più capillare e spesso “manuale”: dalle stazioni del treno ai condomini residenziali, c’è chi registra i nomi delle persone, i documenti di identità, le informazioni di contatto e i recenti viaggi. In certe città occorre usare il proprio numero di telefono per usare i trasporti pubblici.

Alipay e Tencent hanno fatto il salto di questo approccio. Secondo chi l’ha realizzato quel colore viene attribuito utilizzando i big data e valutando il rischio d’infezione per ciascun utente, anche in base alle informazioni fornite nel questionario iniziale. E ad Hangzhou, come prova il reportage del New York Times, è ormai impossibile muoversi e vivere senza mostrare il codice Alipay. Non mancano manifesti e avvisi che ricordano gli atteggiamenti da adottare in base al proprio colore. E creando anche non poche tensioni. Allo scorso 24 febbraio più di 50 milioni di persone si erano registrate solo nella provincia di Zhejiang, quella di cui Hangzhou è la capitale. Quasi il 90% della popolazione totale. Il 98,2% dei codici assegnati, stando ai dati di quel giorno, era verde, con circa un milione di persone etichettate come gialle o rosse ma in molti casi con numerosi errori. Per una pagina ufficiale di supporto chi ha rimediato quel bollino sarebbe stato a contatto con qualcuno infetto, avrebbe visitato una zona di diffusione o avrebbe segnalato sintomi. Il che suggerisce, senza sorprese, che l’applicazione scandaglia database governativi su voli aerei, ferrovie e prenotazioni per gli autobus. E ogni volta che il codice viene scansionato la geolocalizzazione viene trasmessa a un misterioso server di Stato.

Alipay vanta 900 milioni di utenti in Cina, dunque il sistema è potenzialmente estendibile a gran parte della popolazione come di fatto sta già accadendo. La scelta di Pechino traghetterà rapidamente quel sistema, adottato in una settimana da cento città,  in breve tempo al resto del paese.

Fonte: LaRepubblica


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