Il torrone tradizionale di Caltanissetta ottiene il marchio Slow food

Scritto da on 19 Dicembre 2022

Il torrone tradizionale di Caltanissetta, quello preparato con mandorle e pistacchi,  è presidio slow food. Il crisma dell’ufficialità è arrivato ieri presso il “Villaggio Slow Food dei Saperi e dei Sapori”, la cerimonia ufficiale si è svolta alle ore 11 in piazza Garibaldi, alla presenza del Presidente Slow Food Fabio di Francesco , la fiduciaria della condotta slow Food Caltanissetta Stefania Fontanazza, il sindaco Roberto Gambino e la vice sindaco Grazia Giammusso. Il torrone di Caltanissetta, in dialetto ‘turruni’, comprende diverse varianti, a pasta dura e friabile, di un prodotto dolciario considerato tipico della città di Caltanissetta, dove la mandorla è una coltura prevalente. Da più di un secolo Caltanissetta è considerata luogo di produzione del torrone. Il torrone tradizionale di Caltanissetta detto “Turruni” nel dialetto locale, nasce più di 150 anni fa nel capoluogo nisseno. Nell’entroterra siciliano mandorli e pistacchi, due dei tre ingredienti della ricetta, trovano le condizioni ottimali per la loro coltivazione. Il terreno fertile favorisce la crescita di queste piante, i cui frutti maturano baciati dal caldo sole mediterraneo.
Il terzo ingrediente della ricetta storica è il miele, generalmente di millefiori, in cui si incontrano le note delicate di nettare di sulla e quelle leggermente speziate dell’achillea, piante i cui fiori colorano le campagne della tarda primavera siciliane. Le lavorazioni manuali vengono tramandate di padre in figlio, insieme agli attrezzi che danno vita e forma al torrone. La caratteristica distintiva della ricetta è la cottura del miele, che procede a fuoco lento fino a quasi 9 ore nella “quadara”, la caldaia.
Al termine di questa lunga cottura, vengono aggiunti le mandorle e i pistacchi tostati. L’impasto detto “la fatta” viene steso su tipici telai di faggio “tulari”, con l’aggiunta di ulteriore granella di pistacchio e livellato con il mattarello di legno. Una volta raffreddato, l’impasto viene estratto dai telai e tagliato nelle tipiche “stecche”  da 50, 100 o 250 grammi e viene incartato singolarmente a mano.


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