Lo ha fatto affidando il suo pensiero all’Adnkronos: “Siamo basiti. Le regole sono regole e vanno rispettate e basta. Non ci sono alibi. Senza nulla togliere all’importanza e alla notorietà del personaggio, o al dolore che la sua scomparsa può aver provocato ai tifosi, c’è da dire che noi, qui a Codogno, sappiamo bene cosa sia il dolore e tanti, tantissimi di noi non hanno potuto neanche salutare padri, madri, nonni, amici perché troppo rischioso”. Un articolato j’accuse che entra nelle pieghe dell’evento: “Non è stato neanche un assembramento veloce, sono giorni che le regole non vengono fatte rispettare. Insomma una veglia in zona rossa. È rischioso non solo per chi è in strada, così si mette in pericolo la sicurezza di tutti”.

A esprimere disappunto è anche Raniero Guerra direttore dell’Oms e repprsentante del Cts nazionale: “Avete visto l’affollamento a Napoli e nelle strade della Campania: mi auguro che questo non porti a una recrudescenza della curva e a un prolungamento dei tempi di chiusura”. Sarcasticosu Fb l’ex ministro leghista Calderoli: “Avevo capito che in Campania ci fosse un governatore che parlava di lanciafiamme, esercito, muri sui confini regionali. Ma vedo che si è zittito di fronte a tutto questo. Avevo capito male io”?

Più morbido, ma altrettanto preoccupato è il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito: “La partecipazione così sentita che stiamo vedendo a Napoli, non deve però far perdere di vista i rischi del momento”. Ma a reagire sono anche i medici. “La strumentalizzazione sui morti è sempre poco elegante – premette il capodipartimento infettivologico del Cotugno Rodolfo Punzi – maqualcosa non è andata per il verso giusto. Il personale sanitario è molto stanco. A cominciare dagli infermieri che fanno un lavoro immane, sempre pronti a correre da una parte all’altra, e svolgendo anche ruoli sottodimensionati. Questi assembramenti ci fanno correre il rischio di un aumento di nuove infezioni e di ricoveri”. Punzi lancia un avvertimento: “Gli operatori sanitari sono sull’orlo del burn-out, alcuni ci sono già dentro. Noi, non reggeremmo a una terza o quarta ondata. Al Cotugno abbiamo 160 ricoverati, di cui molti in condizioni critiche e coinvolgenti come la morte inprovvisa”. E infine l’invito: “Capisco le ragioni sentimentali, ma si rispettino le regole: a vedere quelle scene in Tv, c’è da chiedersi perché non si sia fatta prevenzione e controlli”.

Enzo Esposito, primario di Infettivologia, è un grande tifoso del Napoli, ma riconosce: “La passione si è spinta oltre la ragione. Un grosso errore. Anche io sono stato tentato di portare un fiore, ma ho messo solo la sciarpa e un lumino sul balcone. Mi rendo conto dell’intensità del sentimento popolare, ma andava controllato. Adesso incrociamo le dita”. Dall’Anaao, Franco Verde: “Doveva prevalere il senso di responsabilita. Le regole non valgono solo a Berlino. Detto questo però, hanno sbagliato a Napoli come avevano sbagliato sui Navigli”.

Carmine Cavaliere, ex pneumologo del Cardarelli, non lancia anatemi ma ammette: “Purtroppo gli assembramenti ci sono stati, anche se ritengo che il contagio avvenga nel 99 per cento dei casi quando non si indossa la mascherina. E lì, allo stadio quasi tutti ce l’avevano. Ma poi, come si fa a fermare una bomba emozionale, come la morte di Maradona? Abbiamo assistito agli scontri di Buenos Aires tra polizia e tifosi e sono stati costretti ad allungare i tempi dell’esposizione del feretro”. Severo lo pneumologo Antonio Starace: “Una follia non essere riusciti a bloccare la folla: vedo tre responsabili, Comune, Questura e Prefettura, le istituzioni che dovrebbero garantire l’ordine”.

Fonte: LaRepubblica