Malato o ucciso? Si alza il velo sulla morte di Pablo Neruda

Scritto da on 3 Febbraio 2023

Pablo Neruda fu assassinato? A quasi 50 anni dalla morte del premio Nobel cileno, il mistero potrebbe essere prossimo alla soluzione: un ‘panel’ di esperti internazionali, nella capitale cilena già da 10 giorni, rivelerà oggi se la causa della sua morte fu il cancro alla prostata di cui soffriva o se fu assassinato nei primi giorni della dittatura di Augusto Pinochet, che era appena arrivato al potere.

Il team è dal 25 gennaio a Santiago del Cile: per nove giorni gli esperti si sono incontrati per analizzare i risultati di una serie di studi ai quali sono state sottoposte le spoglie del poeta cileno, in particolare per stabilire l’origine del batterio – il Clostridium botulinum – trovato in un morale intatto nel corso dell’autopsia, condotta nel 2017. Le conclusioni – redatte sulla base dei rapporti degli anatomopatologi – saranno fondamentali per chiarire se vi sia stato un intervento di terzi nella morte del poeta. Neruda, membro del Partito comunista e amico personale del deposto presidente cileno Salvador Allende, secondo i familiari fu avvelenato dalla polizia segreta di Pinochet, la Dina.

É la terza commissione di esperti che lavora al caso. La riesumazione del cadavere, che era sepolto nella sua casa di Isla Negra, a 100 chilometri da Santiago, fu fatta nell’aprile del 2013, su richiesta del Partito Comunista, di cui Neruda era senatore e iscritto: il Pc metteva in discussione la versione ufficiale della dittatura, che indicava nel cancro metastatico e l’estrema debolezza, la cachessia, le cause della morte.

“In quell’occasione, fu trovata una grande quantità di (una neurotossina chiamata) Clostridium botulinum”, ha raccontato Rodolfo Reyes, avvocato e nipote di Neruda. Il Clostridium botulinum, responsabile del bolutismo, è un bacillo che si trova generalmente nel terreno: si dovrà capire se il campione sia stato alterato in laboratorio e successivamente inoculato.

Gli interrogativi risalgono al 2011, quando il suo ex autista, Manuel Araya, raccontò in un’intervista che Neruda gli aveva detto, poche ore prima di morire alla Clinica Santa Maria, a Santiago, che gli era stata iniettata una sostanza sconosciuta nello stomaco. Neruda si era fatto ricoverare perchè la sua salute si era deteriorata dopo il golpe. Araya fu una delle ultime persone a vederlo vivo, insieme alla moglie di Neruda, Matilde Urrutia, che “ha sempre sostenuto che la malattia fosse sotto controllo e che l’urologo gli aveva dato altri cinque anni di vita”, ha raccontato all’agenzia Efe, lo storico e giornalista Mario Amoros.

Lo storico, autore della biografia ‘Neruda. El principe de los poetas’, sostiene anche che Neruda avesse pianificato di trasferirsi in Messico e che da lì “contava di diventare il grande nemico di Pinochet”. “Neruda era un uomo molto pericoloso, tanto dentro che fuori il Cile. Dopo la morte di Allende e Victor Jara, non c’era nessun’altra persona in grado di unire così tanto”, ha raccontato il nipote, Rodolfo Reyes.

I sospetti della famiglia del resto erano cominciati proprio all’indomani del decesso, quando il medico che curava Neruda passò le consegne a un altro fisiatra – un fantomatico “Doctor Price”- che poi misteriosamente lasciò la clinica senza tornarvi mai più. “Dopo la morte di Neruda”, secondo la famiglia, “Price non è stato mai identificato, menzionato e individuato come dottore. All’epoca non esisteva alcuna persona in Cile con quel nome, nè cileno nè straniero”.

Tra l’altro, Neruda, autore del famoso verso ‘Mi piaci quando taci’, è da vari anni nel mirino del potente movimento femminista cileno, che lo accusa di aver avuto atteggiamenti da ‘macho’ e di essersi persino vantato di aver commesso uno stupro. Soledad Falabella, dell’Università del Cile, ha spiegato alla Efe che il lavoro del Premio Nobel ha cominciato a essere rivisto dopo i movimenti #NiUnaMenos, #MeToo e del cosiddetto “Mayo feminista” del 2018 in Cile.

“Leggere Neruda non può più essere solo una lettura elogiativa della sua rappresentatività di poeta del popolo. Leggere Neruda oggi richiede di poter esercitare un atteggiamento critico”. Tuttavia, ha avvertito, “una lettura critica deve anche resistere alla violenza della polizia ipocrita che chiede di gettare tutto a mare”. Domani intanto si potrebbe chiarire un importante tassello.


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