È MORTO VINCENZO AGOSTINO, “IL VOLTO DELLA LEGALITÀ”

Scritto da on 21 Aprile 2024

di MICHELE BRUCCHERI – IL RICORDO. Anni addietro, ho pubblicato su “La Voce del Nisseno” un editoriale (che ora pubblico integralmente qui) dedicato a lui. L’avevo intervistato a Palermo. Gli assassinarono il figlio poliziotto nel 1989. “I mafiosi – spiegava – non hanno cuore, non hanno rispetto degli altri”  

Michele Bruccheri

Scrivere un editoriale come questo non è un’operazione semplice ed agevole. Ma bisogna scriverlo. Dobbiamo essere capaci di puntare il dito su una cosa storta o ingiusta. Dobbiamo credere in qualcosa e in qualcuno, non in nulla. Vincenzo Agostino, dalla stazza monumentale e dagli occhi ancora feriti, crede nella giustizia e nella verità. E anche la moglie Augusta. Quest’uomo non taglia più barba e capelli canuti dal lontano 5 agosto 1989, allorquando il figlio, Nino, ventinovenne poliziotto – che lavorava presso la Questura di Palermo -, insieme alla moglie Ida Castellucci, incinta di cinque mesi, vennero trucidati vigliaccamente e barbaramente dalla mafia. Quest’uomo che ho intervistato il 10 ottobre 1993, a Capaci, chiede da anni, da troppi anni, risposte allo Stato. Ma non arrivano mai. Su quell’assassinio non è ancora stata fatta chiarezza e lui non taglierà la barba “fino al giorno in cui si scoprirà la verità”.

Dal 2005 vige il Segreto di Stato. Su quell’uccisione c’è la massima riservatezza, ma anche ogni tipo d’impedimento possibile e immaginabile per la pubblicazione di informazioni relativamente alla documentazione ritrovata e sequestrata. Perché? Pare che Agostino stesse indagando sul fallito attentato dell’Addaura. Vennero ritrovati 58 candelotti di tritolo, in un borsone. Giovanni Falcone, parlando con un commissario, dichiarò: “Io a quel ragazzo gli devo la vita. Questo omicidio l’hanno fatto contro di me”. Ai funerali del giovane poliziotto, andarono sia Paolo Borsellino sia Falcone. Una testimonianza inequivocabile di stima e di fiducia per quell’agente che era in forze al Sisde, alla ricerca di superlatitanti.

Vincenzo Agostino

A Vincenzo Agostino chiesi: “Lei è padre di una delle vittime della mafia. La mafia ha ucciso, ma lo Stato, recentemente, ha reagito. In Sicilia, la gente adesso  ha preso coscienza di questo fenomeno e cerca di combatterlo. Secondo lei, il fatto che la gente oggi sia in trincea è un fatto positivo o ancora ci sono delle resistenze da parte dell’opinione pubblica nell’essere in prima linea?”. Quell’uomo dalla barba e dai capelli bianchi, un’icona della legalità ormai, rispose: “Beh, quello di non scendere in prima linea no… La gente ha preso coscienza. Non tutti ancora sono con noi. Evidentemente c’è molto da fare. Dobbiamo lavorare. Dobbiamo stare attenti. Vigiliamo su questo fenomeno. Molte persone sono con noi. Con i familiari delle vittime. Mio figlio era semplicemente un agente di pubblica sicurezza e l’hanno assassinato sotto agli occhi miei. Mia nuora l’hanno assassinata pure e quindi quel bimbo che portava mia nuora in grembo non è nato. La mafia non uccide più semplici poliziotti, uccide anche le donne e i bambini in grembo. Diciamo basta. Dobbiamo ribellarci. Ecco perché la gente, in parte, è con noi. In parte ha preso coscienza. Vuole buttare giù questo muro di omertà”.

Ricordo ancora la luce negli occhi di quell’uomo imponente che ha sempre sofferto con encomiabile dignità, che non mette mai le briglie al dolore o alla sofferenza. Domandai anche: “La moglie dell’agente Schifani ha detto ai mafiosi di inginocchiarsi. Lei cosa direbbe ai mafiosi che hanno ucciso suo figlio, sua nuora e quella creatura in grembo?”. Mi disse: “Io ai mafiosi non posso dire di inginocchiarsi. I mafiosi non hanno cuore. Non hanno rispetto per gli altri. Posso dire ad uno di inginocchiarsi se ragiona, se ha coscienza. Loro non hanno questo. Né cuore, né coscienza. Non gli posso dire questo…”.

Con questo editoriale, oggi, noi chiediamo alle istituzioni di non essere ancora balbuzienti. So che la magistratura inquirente si sta muovendo. Bisogna dare una risposta forte, chiara e convincente a quell’uomo. Lo Stato abbia un sussulto di coscienza. Tutti vorremmo vedere quell’uomo sbarbato e con i capelli corti. Significherebbe aver scoperto, finalmente, la verità. Quel volto della legalità avrebbe altre sembianze e significherebbe, concretamente, onorare la memoria delle vittime della mafia.

Di recente abbiamo vissuto, nel ventennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, momenti forti e toccanti. Abbiamo ricordato due straordinari magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nonché le loro scorte. Ricordarli significa, come scriverebbe il grande scrittore siciliano Vincenzo Consolo, recidere “la maligna fronda dell’olivastro, per ridare onore alla Sicilia”.

Dobbiamo rimuovere tenacemente e vigorosamente il “puzzo del compromesso morale”. Dobbiamo respirare finalmente il “fresco profumo di libertà”. Con l’impegno di tutti è davvero possibile.

MICHELE BRUCCHERI  

LEGGI ANCHE: Meeting “Contro la violenza sulle donne” a Caltanissetta di notevole spessore


Radio RCS Sicilia

La radio oltre confine

Current track
TITLE
ARTIST

Background